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Una guerra internazionalizzata 

Khalifa Haftar

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Khalifa Belqasim Haftar Alferjani, nato il 7 novembre 1943 ad Ajdabiya, è maresciallo e comandante a capo dell'Esercito nazionale libico (ANL) dal 2015. L’ANL è l'ala armata del governo della Camera dei Rappresentanti, presieduta da Aguila Saleh Issa. Il maresciallo è un ex alto ufficiale del regime di Gheddafi, che ha aiutato il dittatore durante il colpo di stato del 1969 contro il re Idris I. Si è poi unito all'opposizione alla fine degli anni Ottanta. È stato inoltre in parte addestrato dall'Unione Sovietica e ha vissuto in esilio negli Stati Uniti per diversi anni. Nel 2011 Haftar sostiene l'insurrezione contro il dittatore e prende il controllo dell'esercito ribelle. Viene nominato Capo di Stato maggiore dell'esercito il 18 novembre 2011. Nel 2014 riesce ad imporsi a Bengasi, la capitale dell'Est, e attualmente controlla ancora gran parte del territorio. Egli guadagna credibilità riuscendo da allora in poi ad aggregare alcune milizie, tribù e membri dell'esercito per combattere il terrorismo jihadista, che all'epoca imperversava nella regione. Nell'aprile del 2019 ha tentato di tornare con la forza a Tripoli per sconfiggere il suo rivale Faiez al-Serraj.

I suoi sostenitori

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Francia

Se la posizione attuale francese è innegabilmente a favore del maresciallo Haftar, poiché viene ritenuta l’opzione politica migliore in grado di stabilizzare il Paese, l'esagono gioca tuttavia un doppio gioco. In effetti, la Francia ha da lungo tempo ugualmente sostenuto Faiez al-Serraj, il cui governo è l'unico riconosciuto dall'ONU. Tuttavia, nel 2016, è stata costretta a concedere il suo sostegno al maresciallo Haftar quando tre soldati francesi sono morti durante una missione dell’intelligence nell'est del Paese. Nel luglio 2019, un'indagine del Ministero degli Esteri statunitense ha fatto luce sul fatto che i missili francesi erano stati introdotti in Libia con l'obiettivo di sostenere le ANL, nonostante l'embargo sulle armi dell'ONU.

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Arabia Saudita

Opposta all'Islam politico, l’Arabia Saudita vede Haftar come un baluardo contro questa corrente di pensiero incarnata in particolare dai fratelli musulmani. L’ideologia dell’Islam politico è tradizionalmente opposta alle monarchie e all'assolutismo, un modello pertanto incompatibile con la monarchia assoluta saudita, rappresentata da Salmane ben Abdelaziz Al Saud. La lotta contro il terrorismo e gli "islamisti", accusati da questi ultimi di seminare il caos nel mondo arabo, rappresenta un argomento a favore del sostegno di Haftar. Le monarchie del Golfo, attraverso la loro opposizione ai Fratelli Musulmani, stanno cercando di assicurare il loro status quo politico e di soffocare ogni forma di dissenso. 

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Emirati Arabi Uniti

Più impegnati dell'Arabia Saudita su questo fronte, si oppongono ai Fratelli Musulmani. Accusano Faiez al-Serraj e il suo governo di unità nazionale di essersi alleati con loro e con le "milizie islamiste". 

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Egitto

Il presidente Abdel Fattah al-Sissi, che si oppone anch’esso ai Fratelli Musulmani, i quali stanno indebolendo il suo potere all'interno dei suoi stessi confini, sostiene Khalifa Haftar in nome della lotta contro "terroristi" e "gruppi estremisti". Anche dall’Egitto, il maresciallo libico è considerato l’unica personalità politica in grado di ristabilire una forma di solidità sul territorio, con il quale l'Egitto condivide peraltro oltre 1.000 chilometri di confine.

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Stati Uniti

Donald Trump si è unito tardivamente alla fazione del maresciallo Haftar e nel 2019 ha accolto con favore "il ruolo significativo del maresciallo nella lotta contro il terrorismo e nell'assicurare le risorse petrolifere della Libia". Sarà necessario attendere fino al gennaio 2021 per conoscere la direzione che il nuovo Presidente eletto Joe Biden prenderà in materia di politica estera, e più specificamente sulla questione libica. Il presidente statunitese sembra incline a ristabilire una forma di intervento.

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Russia

In parte formata dall'ex URSS, il maresciallo Haftar è assistito anche dal sostegno di Vladimir Putin. In particolare, il presidente sovietico ha dispiegato mercenari sul terreno e fatto stampare dinari libici per sostenere economicamente l'ANL. 

La Russia ha numerosi interessi commerciali, in quanto la Libia rappresenterebbe per il paese un solido mercato al quale vendere armi e smaltire parte della sua produzione di cereali.

La compagnia petrolifera russa Rosneft, inoltre, ha avviato le sue attività in Libia nel 2017 e firmato accordi con la compagnia petrolifera nazionale libica. 

Da un punto di vista diplomatico, la Russia percepisce la Libia come una mancata attuazione del modello occidentale, e utilizza questo argomento nella sua strategia di soft power. 

Il 30 dicembre 2020, tuttavia, la Russia ha ricevuto Mohamed Syala, capo della diplomazia del GNA, evento che sembra testimoniare il fatto che Putin non rifiuti il governo di unità nazionale nella risoluzione del conflitto. Anche l’omologo russo di Syala, Sergei Lavrov, ha dichiarato che si farà tutto il possibile per raggiungere la riconciliazione nazionale.

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